Page 238 - Sotto il velame
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senza infingersi, questa giunta; ma perchè «non può negare»; e
tuttavia vuol mostrare la sua orribile audacia, e drizza «l'anima e
il volto»; ma
di trista vergogna si dipinse.
Vanni è reo anche con l'intelletto; e tuttavia non dice la bugia af-
fermando d'essere stato, e d'essere perciò, anche bestiale; della
bestialità di Capaneo che non è maturo, com'esso è acerbo; e tut-
tavia vuol ingannare. Non dice tutta la verità sulle prime; e quan-
do è costretto dal fato comune dei dannati di Dante a non infin-
gersi, allora si sparge nel suo volto di bestia la vergogna dell'uo-
mo. Non dice la bugia affermando d'essere bestiale. Si può sup-
porre con certezza che molti di questi ladri sono coi predoni della
riviera rossa nella relazione in cui Caco è coi centauri che là saet-
tano. Hanno una inordinazione di più, quella dell'intelletto, come
il centauro dell'Aventino ha in più che gli altri un draco «che affo-
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ca qualunque s'intoppa» .
Nell'ottava bolgia non è la vergogna così forte come nelle al-
tre. Sono eroi e guerrieri per cui la frode fu arte. E del resto sono
coperti nella fiamma; e Ulisse e Diomede ubbidiscono a questo
scongiuro :
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non vi movete, ma l'un di voi dica
dove per lui perduto a morir gissi.
Che mi pare valga: Non v'interrogherò intorno alle vostre colpe,
sicchè non ha luogo il «mucciare». Così Dante per Vanni Fucci,
come Virgilio per i due eroi sembrano temere che fuggano per
non essere costretti a rivelarsi. E alcuni invero fuggono «chiusi»,
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pur non tanto che il Poeta non li riconosca . E Guido di Monte-
597 Inf. XXV 22 segg. Di ciò, vedi la Minerva Oscura, e più avanti.
598 Inf. XXVI 83 seg. XXIV 127.
599 Inf. XXV 147 segg.
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