Page 249 - Sotto il velame
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desimo Padre ci dice con quali armi si combatta. Ce lo dice in un
luogo, che è impossibile non fosse noto a Dante; luogo che con-
ferma tutta l'interpretazione che sin qui diedi del Poema Sacro.
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Eccolo . «Dio diede all'anima umana la mente, in cui la ragione
e l'intelligenza, finchè l'uomo è infante, è in cotal modo assopita,
come non ci sia». Dante pone il suo smarrimento avanti che l'età
sua fosse piena; e ho dimostrato che quello smarrimento non era
che difetto di prudenza, la quale non è nei pargoli; e pargoli sono
gli uomini per ben più tempo che non duri la pargolezza! Ho det-
to che tale stato, di chi difetti di prudenza, è simile a quello di chi
non abbia avuto il battesimo; è simile a quello di chi nasce col
peccato originale, di chi nasce (e poi ancor vive), secondo le pa-
role di S. Agostino medesimo, «con la cechità dell'ignoranza e
con i tormenti della difficoltà»; sì che «prima erriamo non sapen-
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do che dobbiam fare» . Occorre ricordare la pièta della selva, e
la sua asprezza e fortezza? Occorre ricordare gli analoghi crucia-
tus che fanno guaire gli sciaurati, e sono pure mosconi e vespe?
Occorre ricordare che la selva era oscura? che il limbo è, analoga-
mente, pieno di tenebra? Occorre soggiungere che Dante esprime
la condizione sua dalla quale si partì, col chiamarla di «servo»,
ossia di mancante di libero arbitrio, e con chiamarla «di cieco»,
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ossia di mancante di lume, senza cui non è libertà ?
Il Padre continua : «E questa mente ha da svegliarsi e trarsi
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fuora, col crescere dell'età (aetatis accessu)». Quando l'età sia
635 De civ. D. XXII 24, 3.
636 De lib. arb. III, 19, 53. Continua dicendo: «E quando ci si cominciano a
manifestare i precetti di giustizia (dalla prudenza ci si manifestano), e vo-
gliamo eseguirli e non possiamo, perchè ci si oppone non so quale necessi-
tà della concupiscenza carnale». È la lonza, invero, che prima si attraversa
a Dante nel cammino della giustizia.
637 Purg. XXVI 58: Quinci su vo per non esser più cieco. Si ricordi «cechità di
discrezione» in Conv. I 11, dove la discrezione è detta «occhio» della parte
razionale, sì che alcun può essere «cieco del lume della discrezione».
638 De civ. D. XXII 24.
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