Page 250 - Sotto il velame
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piena, dice Dante: almeno allora, sembra dire . E continua: «E si
deve far capace di scienza e dottrina, e abile a percepire la verità
e l'amor del bene, sì che ella attinga la sapienza e si orni di virtù,
con le quali prudenter, fortiter, temperanter et iuste, combatta
contro gli errori e i vizi, e vinca...» Le quattro virtù (ho dimostra-
to) Dante esercita o vede esercitare e riacquista nel suo scendere
agli abissi. Ma ascoltiamo dallo stesso Padre come queste quattro
virtù conducano a bene il guerriero e il viatore; chè guerra e viag-
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gio sono le imagini che si presentano a lui in tale trattazione .
Con la temperanza l'anima «si leva dall'amore della inferior bel-
lezza, debellando e uccidendo la sua consuetudine che milita con-
tro lui», la consuetudine che si chiama, nelle divine scritture, car-
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ne . La fortezza è «quell'affezione per la quale nessuna avversità
nè morte teme l'anima»; quelle avversità e quella morte che la mi-
nacciano, mentre «in codesto cammino s'avanza». E la giustizia è
«quell'ordinazione per la quale ella non serve che a Dio solo, a
nessuno desidera essere agguagliata che alle anime più pure, su
nessuno dominare che sulla natura bestiale e corporea» . E la
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prudenza è ciò «per cui l'anima s'intende dove ell'ha da quetarsi;
al che ella s'inalza mediante la temperanza, ossia, conversione
dell'amore in Dio, che si dice carità, e aversione da questo secolo;
639 Inf. XV 49 segg.
Lassù di sopra in la vita serena,
rispos'io lui, mi smarrì 'n una valle,
avanti che l'età mia fosse piena.
Pur (sol) ier mattina le volsi le spalle:
questi m'apparve, tornand'io in quella...
640 De mus. VI 15, 50: anima... debellans atque interficiens... cum in hoc iti-
nere proficit.
641 ib. 11, 33.
642 Non è inutile osservare che qui è una «bestialità» in contrasto con la giusti-
zia.
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