Page 22 - Sotto il velame
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l'uno e con l'altra. Chè Beatrice chiede :
Per entro i miei disiri
che ti menavano ad amar lo bene,
di là dal qual non è a che si aspiri,
quai fossi attraversati, o quai catene
trovasti, per che del passare innanzi
dovessiti così spogliar la spene?
Il che vuol dire: nel seguire me che ti conducevo a Dio, quali
ostacoli trovasti per la via? Or Dante s'era ingannato credendo di
veder Beatrice e perciò Dio, dove non era nè Dio nè Beatrice.
Ond'ella pur rimproverando, di presenza, il suo amatore, come
infedele, dice, quand'egli non è lì ad ascoltare:
l'amico mio e non della ventura.
Nella qual parola ventura sono da comprendere, a parer mio, tutti
i beni che non fanno il vero bene; sicchè Beatrice viene a signifi-
care: checchè paia, me ama, e non altri nè altro.
Pure, di presenza, così acerbamente lo rimprovera, che non è
meraviglia se gl'interpreti imaginano di Dante più gravi peccati
che egli non confessi. Ma noi, prima di tutto, nei rimproveri della
donna gentilissima, dobbiamo sceverare quelli che si riferiscono
allo stato di Dante, dopo che egli ebbe incontrate le tre fiere, da
quelli che si rapportano al suo errar nella selva. E poi dobbiamo
considerare che i suoi sono rimproveri di chi ama a chi ama; e poi
dobbiamo riconoscere che molte cose aggravano la pur piccola
colpa di Dante.
Queste: Dante era nella vita nuova virtualmente capace d'ogni
bella opera e per benigne disposizioni di stelle e per larghezza di
grazie divine; poi aveva avuto per guida gli occhi giovinetti di
27 Purg. XXXI 22 segg.
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