Page 20 - Sotto il velame
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Niente dunque di grave. O come? Così. In Dante aveva errato
l'animo o cuore o appetito; e nel modo che e nel Convivo e nella
Comedia dice che può errare, per sua semplicità. L'anima sempli-
cetta che sa nulla 23
di picciol bene in pria sente sapore;
quivi s'inganna, e retro ad esso corre;
e questo picciol bene è tutt'uno con le blande dilettazioni sopra
dette, tanto è vero che sì per via di quelle c'è bisogno della guida
imperiale; sì per questo ingannarsi dell'anima e correre dietro al
bene che ha assaporato,
convenne legge per fren porre;
convenne rege aver...
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Tutto il concetto è anche nel Convivio : «Siccome peregrino
che va per una via per la quale mai non fu, che ogni casa che da
lungi vede, crede sia l'albergo... così l'anima nostra, incontanente
che nel nuovo e mai non fatto cammino di questa vita entra, diriz-
za gli occhi al termine del suo sommo bene, e poi qualunque cosa
vede, che paia aver in sè alcun bene, crede che sia esso... Onde
vedemo li parvoli desiderare massimamente un pomo; e poi più
oltre procedendo, desiderare uno uccellino; e poi più oltre deside-
rare bello vestimento, e poi il cavallo, e poi una donna, e poi ric-
chezza non grande, e poi più grande, e poi più». Or ciò che, nel
pargolo e nell'uomo, spinge a questa corsa verso un bene a mano
a mano più grande, è appunto l'appetito o cuore o animo, che
vuol essere pago; come s'intende, e da tutta la lezione sull'amor
d'animo , e, per essere brevi, dal terzetto:
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23 Purg. XVI 88, 91 seg., 94 seg.
24 Conv. IV 12.
25 Purg. XVII 91 segg., 127 segg.
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