Page 212 - Sotto il velame
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do dell'Acheronte, col ricordo dell'alto sonno che è un alto passo
           e somiglia al passo della selva la quale è una riviera; col ricordo
           che passar l'Acheronte è morir la morte da esso fiume significata;
           deve vedere che passar lo Stige, passarlo al passo, con le piante
           asciutte, vale aver morta la morte significata da esso fiume: la
           morte dei vizi collaterali alla fortezza. E qui abbiamo una grada-
           zione innegabile. Virgilio e Dante lo passano sulla barca di Fle-
           gias: il Messo, a piedi, al modo che e Virgilio e Dante passano il
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           fiumicello del limbo come terra dura . Quel fiumicello significa
           appunto scienza o ignoranza, secondo chi lo passa o no. È igno-
           ranza per gl'ignoranti che non lo possono passare; è scienza per
           chi sa, a cui è terra dura. Così Acheronte e Stige sono morte e
           vita: morte, lo Stige per esempio, ai non forti, vita ai forti. E i non
           forti non possono andar oltre, e i forti sì. Ora poichè quelli del
           limbo sono corporalmente morti e Dante è corporalmente vivo, si
           dovrebbe attendere il solito divario tra il vivo e i morti. Ma no.
           Dante fa la questione se quelli del limbo possano o no scendere
           nell'inferno basso, passare per i cerchi, scendere dalle rovine, en-
           trar dalle porte che gli avversari chiudono, passare i fiumi che
           solo a certe condizioni si passano; ed ha risposta, che sì, possono.
           Dunque quelli del limbo sono eccettuati, e, fuori che per il primo
           passo, per quello d'Acheronte, essi scendono ed entrano e passano
           alle condizioni de' corporalmente vivi. E ho detto il perchè: per-
           chè ebbero le virtù opposte alle tre disposizioni, cioè la vita oppo-
           sta a quelle tre morti. Mancò loro solo la vita opposta alla morte
           dell'Acheronte. Ma questa morte comprende tutte le altre morti: la
           mancanza di battesimo involve tutto il peccato, tutta la tenebra,
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           tutta la morte. E così? Così Catone dirà di Marzia che  «di là del
           512   Inf. IV 108 segg.
           513   Purg. I 88. Ingegnosissimi sono gl'interpreti nello spiegare quel «di là»,
              come sottilissimi nel dichiarare il fatto della selva «che non lasciò giammai
              persona viva», eccetto Dante, naturalmente, che sarebbe di tutti i peccatori
              d'ogni tempo l'unico a salvarsi! E sì che i balzi del purgatorio sono pure af-
              follati! E sì che la candida rosa è pur gremita! Ma il sottile e - non l'inge-


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