Page 208 - Sotto il velame
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Tutti quei clamorosi e rissosi colpevoli contro fortezza, perchè
           audaci, perchè, diremmo noi, spacconi, fuggono a lui, calmo e si-
           curo, davanti e fanno groppo di sè «Al passo» egli passa Stige
           «con le piante asciutte». Egli è, a questi segni, il veramente forte.
              E qui la riprova ch'egli è del limbo. Ecco. L'offende l'aer gras-
           so. Mena innanzi spesso l'una mano. Parea stanco solo di quel-
           l'angoscia. Ebbene? Ricordiamo: quelli del limbo sono «sol di
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           tanto offesi» che desiderano l'alto sole senza sperarlo , e sono in
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           luogo tristo «di tenebre solo» . Dell'angoscie infernali essi non
           conoscono che l'aer grasso.
              È del limbo dunque. Or chi può essere tra gli spiriti magni del
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           limbo questo supremamente forte? questo di cui Dante dice :

                              Ben m'accorsi ch'egli era del ciel messo?

              questo per cui Dante si volge al maestro, per dirgli alcunchè?


                                              E quei fe' segno
                              ch'io stessi cheto ed inchinassi ad esso.

              Nel limbo, sopra il verde smalto, vide Dante molti spiriti ma-
           gni. Di questi prima Elettra madre di Dardano e dei Dardanidi;
           prima Elettra con molti compagni ,
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                              tra' quai conobbe ed Ettore ed Enea,


           Di nessun altro egli dice, d'averlo conosciuto; sì, veduto. Conob-
           be soli questi due e Cesare. È impossibile non ricordare a questo
           punto che a provare che il popolo Romano ha diritto all'impero,
           perchè è il nobilissimo dei popoli, e che è tale perchè il suo padre

           500   Inf. IV 42 cfr. Purg. III 41 seg. VII 26.
           501   Purg. VII 28.
           502   Inf. IX 85 segg.
           503   Inf. IV 122.


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