Page 204 - Sotto il velame
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concludono: della giustizia; come della prudenza, che le altre vir-
tù conduce, furono privi quelli del limbo. Tutte queste osservazio-
ni portano a riconoscere che la giustizia c'entra nel disprezzo mo-
strato contro questi dannati e da Virgilio e da Dante.
Si ricorda e si loda, insomma, la giustizia di Dio a proposito di
loro, più che d'altri, perchè nella giustizia in qualche modo offe-
sero. Ma gli ignavi sono nell'inferno del peccato originale, e non
peccarono attualmente; ma gli avari e i fangosi sono incontinenti
e non maliziosi o ingiusti. Bene; ma gl'ignavi rappresentano la
mancanza di «giustizia originale»; ma gli avari sono rei della col-
pa media tra l'incontinenza e la ingiustizia; ma color cui vinse l'i-
ra e i fitti nel fango ebbero i due vizi contrari alla fortezza, la qua-
le è la virtù che è utile alla giustizia.
VIII.
La fortezza dei due viatori dell'oltremondo ha qui campo di
manifestarsi come non altrove. C'è una città dalle mura di ferro
rovente. Sulla porta più di mille caduti dal cielo, pieni di stizza e
di sdegno. La porta si chiude sul loro petto. Qui è l'arduo vera-
mente: quello contro cui vale la passione dell'ira, quando è col
suo ordine. Ricordate l'altra porta? Quella è spalancata. Gl'ignavi
che corrono nel vestibolo, quand'erano in vita, esitarono e sosta-
rono avanti una porta aperta. La difficultas, tratta dal peccato ori-
ginale, fu in loro così assoluta che trovarono impossibile la più
facile opera. La menoma particella della passion dell'ira, cioè di
fortezza, della quale essa ira è cote, sarebbe bastata. Ma avanti la
porta chiusa e assicurata e difesa dai mille diavoli, ci vuol invece
il massimo di fortezza o d'ira.
Virgilio a ciò si dispone e ciò promette. E dice a Dante: «Per-
ch'io m'adiri, non sbigottire!» Ma non si vede che s'adiri, esso;
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