Page 200 - Sotto il velame
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detta di S. Tommaso: gli Stoici non riconoscono passione buona e
           quindi affermano che i Peripatetici mettono come virtù un vizio.
           Ma Dante è con S. Tommaso, poichè ammette un'ira di Virgilio e
           di sè e del Messo buona, e un'ira persino di Dio, sebben metapho-
           rice, e una vendetta di lui. E si vede chiaramente che egli pone tra
           quelli che si commuovono smodatamente, ciò sono i rissosi, e tra
           quelli lontani d'ogni commovimento, vale a dire i fitti nel fango,
           sè stesso e Virgilio e il Messo del cielo i quali hanno un giusto
           mezzo d'ira. E quelli sono incontinenti d'ira, come quelli del cer-
           chio precedente sono incontinenti dell'amor delle ricchezze: di-
           smisurati dunque. E questa espressione «incontinente d'ira» è di
           Aristotele e della Somma, a ogni tratto, invece che «incontinente
           d'irascibile»; e non significa proprio nella Somma, colpevole del
           quinto peccato capitale; ma incontinente di quella passione dell'a-
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           nima che è detta ira: incontinente della passione, non del vizio .
           Si tratta dunque di sapere se qui, in questo canto, incontinente
           della passione ira vuol dire reo del peccato o del vizio d'ira, o al-
           trimenti.
              I   peripatetici   la   passione   d'ira   chiamavano   «cote   della
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           fortezza» . Dicevano che d'uno, se preso d'ira, molto più vee-
           mente era l'impeto e contro il nemico esterno e contro il cattivo
           cittadino. Dicevano che combattere per le leggi, per la libertà, per
           la patria, non si può fortemente, se dall'ira non è scaldata e arro-
           ventata la fortezza. Dietro loro S. Gregorio chiamava l'ira «stru-
           mento della virtù», aggiungendo che l'ira non deve essere della
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           mente la padrona ma l'ancella ; un'ancella pronta sempre ai suoi
           servigi e che quindi sempre stia a tergo. La passione dell'ira, dice
           S. Tommaso, è utile, come pur tutti i movimenti dell'appetito sen-
           sitivo, a ciò che l'uomo più prontamente eseguisca quel che la ra-

           476   Per esempio, Summa 1a 2ae 77, 2; 78, 4; 2a 2ae 53, 6; 156, 4 etc.
           477   Cic. Tusc. IV 19, 43. Qui Cicerone, giocando sulle parole, come egli ripro-
              va l'opinione degli Aristotelici, quest'ira la chiama iracundia, che è vera-
              mente vizio.
           478   Summa 2a 2ae 158, 1.


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