Page 198 - Sotto il velame
P. 198
464
vero dice :
Tu perch'io m'adiri
non sbigottir, ch'io vincerò la prova.
E se adirarsi a qualcuno non paia essere quel che accendersi d'ira
465
o usare ira, ecco che Virgilio si spiega meglio :
la città dolente
u' non potemo entrare omai senz'ira.
E non è ira quella di Dante quando dice a Filippo Argenti :
466
Con piangere e con lutto,
spirito maledetto ti rimani?
Virgilio, per quest'atto, lo chiama: Alma sdegnosa. E non è ira
quella del Maestro quando dice: Via costà con gli altri cani? E se
467
il disdegno de' diavoli che parlano «stizzosamente» è ira o giù
di lì, come non è ira quella del Messo del cielo? Dice di lui Dan-
468
te :
Ahi quanto mi parea pien di disdegno!
E non suonano ira le sue parole ai cacciati del cielo? Nel brago
dunque e Dante e Virgilio e questo Messo, di cui le irose parole
sono dette sante? Nel brago anche Dio? Non ha ira anche Dio ?
469
E si fa dolce nel suo segreto, quest'ira, che si esercita contro
ognuno che venga all'Acheronte. E questo sarebbe il suo proprio
464 Inf. VIII 121.
465 Inf. IX 32 seg.
466 Inf. VIII 37 seg.
467 ib. 88, 83.
468 Inf. IX 88.
469 Per limitarci, cfr. Inf. XI 74, Purg. XX 96, Inf. III 122.
198