Page 196 - Sotto il velame
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Ma diranno ancora: le genti fangose stanno con sembiante of-
feso e si percotono 462
non pur con mano,
ma con la testa e col petto e co' piedi,
troncandosi coi denti a brano a brano.
E poi fanno strazio (qual che sia) di Filippo Argenti, e gridano e
s'avventano contro lui. Come non fanno ingiuria costoro cui vinse
l'ira?
Fanno, ma non fecero. Sarebbero, se ingiuria avessero fatta,
puniti dove è punita la malizia che ha l'ingiuria per fine: ripeto. E
se si fossero troncati coi denti in vita, sarebbero, per esempio,
nella riviera di sangue o più giù. Si troncano dunque, coi denti;
non si troncarono. Ed è poi così certo che tronchino altrui, e non
sè stessi? A ogni modo sarebbe stata ingiuria, se in vita fosse av-
venuta, anche contro sè. Il fatto è che in vita contro la giustizia
non operarono, almeno direttamente: incontinenti sono, non mali-
ziosi o felli o ingiusti. E dunque quel percotersi e troncarsi è la fi-
gurazione della loro colpa, non la ripetizione; è la figurazione,
quale la rapina del vento e lo strosciar della pioggia e il rotolar
massi. Ora, per quanto si muovano e si agitino, sono nel pantano,
nel brago, nella belletta, che è impeditiva e vischiosa e lenta: ozio
e accidia. Una differenza è certo tra quelli che vi son fitti e quelli
che vi si percotono; ma non tale che il pantano, dove sono gli uni
e gli altri, valga per gli uni e non per gli altri. Ora se, come non
c'è dubbio, il pantano che lega e tien fitti, simboleggia il difetto di
fortezza; se il brago dove stanno i porci, significa il manco di ma-
gnanimità, che è tutt'uno con la fortezza; il pantano o brago vale a
sottrarre anche nei rissosi e clamorosi qualche cosa a quei loro
atti e fatti, sì che non s'interpretino come di forti. Questo qualche
cosa è ciò che manca alla audacia o all'orgoglio, per essere ma-
462 Inf. VII, III segg.
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