Page 201 - Sotto il velame
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gione detta. E dice S. Tommaso che lodevole è questa passione
           dell'appetito sensitivo, lodevole l'appetito d'ira, «se qualcuno ap-
           petisce, che secondo l'ordine della ragione si faccia vendetta (giu-
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           stizia); e questa si chiama ira per zelum» .
              Ora ognun vede che lo sdegno di Dante contro il pien di fango
           è questa ira per zelum. «Con piangere e con lutto» esclama egli,
           rimani a scontare la tua pena, che è su te giusta vendetta. Ognun
           vede che l'ira, a cui si dispone Virgilio, è quell'ira utile a più pron-
           tamente eseguire ciò che la ragione detta, è quell'ira che è stru-
           mento della virtù, è quell'ira che rende più veemente l'impeto
           contro gli avversari.
              Ma quell'ira è uno strumento della virtù, non è una virtù; poi-
           chè è una passione, ripeto. Quale è la virtù di cui è strumento?
           Quella di cui è cote, secondo i Peripatetici; quella di cui è arme e
           sprone, secondo Dante: la fortezza o magnanimità, che per quella
           si accende. Ebbene, come si sostituisce al nome della passione,
           contenuta ne' suoi modi, il nome della virtù, che per quella si
           esercita; così si deve sostituire al nome della passione, quando è
           dismisurata, quando non ubbidisce alla ragione, quando non è fre-
           no nè sprone, il nome del vizio, cioè dei due vizi collaterali, che
           per quella dismisura si formano. E questi sono audacia e timidità,
           oppure, orgoglio e tristizia.
              Fortezza è la virtù di Dante quando inveisce contro il fangoso;
           fortezza, quella di Virgilio e del Messo; che a fortezza pertiene
           stare contro qualunque ostacolo ; a fortezza spetta conservare
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           tutto l'ordine della giustizia . Tutto in questo episodio parla di
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           fortezza. E non voglio tacerne un esempio, atto singolarmente a
           darci un'idea dello stile drammatico e allegorico del poeta. Dice
           Virgilio a Dante spaurito e scoraggiato :
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           479   ib. 2.
           480   Summa 2a 2ae 123, 2.
           481   ib. 12.
           482   Inf. VIII 106 segg.


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