Page 193 - Sotto il velame
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petto e co' piedi (il che non credo); ma sia come sia: che cosa ri-
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sponde alle grida Filippo Argenti ?
Il fiorentino spirito bizzarro
in se medesmo si volgea coi denti.
Alle grida risponde così, non certo a uno strazio, se ci fu, mane-
sco. Provatevi a imaginarlo, battuto e addentato e lacerato, che
morde sè stesso! per la gran rabbia! mentre ha lì presso su chi
sfogare la furia! No, no. Vedete tanti di quei fangosi in gruppo
che urlano e beffano e ridono, correndo verso lui, che non aveva
detto il nome: A Filippo Argenti! a Filippo Argenti! Esso si rode,
si morde. Perchè gridano quelli? perchè si morde esso? Perchè è
stato vile prima, gridano; e perchè è vile ora, si morde. L'audacia
che era stata grande avanti il pericolo creduto lieve; era sbollita
subito avanti Virgilio, e non si mostra più avanti le fangose gen-
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ti . Con tutta la sua furia, non si slancia contro gli assalitori e
gridatori e beffeggiatori. E poi? Dante più non ne narra; ma il pe-
ricolo in cui l'orgoglioso si trova e le percosse che riceve o rice-
verà, non avranno potere di rendergli la sua audacia, chè, a destar
l'audacia, occorre l'ira, e l'ira non sorge, per lesioni, se non c'è
qualche speranza di vendetta. È dottrina della Somma e di Aristo-
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tele . L'Argenti rassomiglierà ai tristi, perchè tristizia nasce e
non ira, quando non c'è quella speranza : ai tristi, ai quali gli au-
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daci assomigliano in un'altra cosa: nel tremore; sebbene nei primi
452 Inf. VIII 62 seg.
453 B. da Buti: «E dice l'autore che li altri spiriti gridavano contra costui, e
concordavano a gittarli del loto, et attuffarlo, e sommergerlo nel palude».
Dante non ci narra come poi l'attuffassero: più non ne narra. E lascia la nar-
razione appunto quando il tuffo non era ancor dato. Lo «strazio» è per me
«la baia». L'Ottimo pare intenda così. «Discrive l'autore come fu contento
dello strazio, che fu fatto di quello spirito, e ivi palesò il nome suo». Ivi,
cioè nelle grida: e lo strazio era dunque di grida.
454 Summa 1a 2ae 45, 4.
455 ib. 46, 1.
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