Page 189 - Sotto il velame
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si compunto». Ma nessun nome è fatto, a nessuna ombra in parti-
           colare è volta questa quasi pietà. E qui si tocca della eternità della
           lor pena e poi della fortuna «che i ben del mondo ha sì tra bran-
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           che» . E poi si scende «a maggior pièta»  e a tanto minor pietà.
           Chè al peccatore che si fa dinanzi alla barca e dice:
                              Vedi che son un che piango;

           Dante risponde:


                                  Con piangere e con lutto,
                              spirito maledetto, ti rimani;
                              ch'io ti conosco ancor sia lordo tutto.

           E il maestro gli grida:

                              Via costà con gli altri cani!


           E Virgilio abbraccia e bacia il discepolo, e ne benedice la madre,
           lodando il suo sdegno. E trova giusto e conveniente il disìo di
           Dante, di vedere attuffar nel brago il misero. E si lascia quell'infe-
           lice «che in sè medesimo si volgea coi denti» con quelle parole di
           spregio che assomigliano al «dicerolti molto breve» e al «guarda
           e passa» del vestibolo :
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                              Quivi il lasciammo, che più non ne narro.

           La pietà è diminuita a mano a mano da Francesca a Ciacco e agli
           avari, finchè avanti a Filippo Argenti è nulla: invece di pietà, sde-
           gno; invece di pietà, gioia; invece di pietà, disprezzo. E tutto que-
           sto, sdegno e disprezzo se non gioia, si trova nel vestibolo, men-

           435   ib. 36, 52 segg. 55, 67 segg.
           436   ib. 97.
           437   Inf. VIII 31 segg.


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