Page 187 - Sotto il velame
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VI.


              L'incontinenza è, nell'inferno, tra la prima rovina e lo Stige,
           sino alle mura della città che ha nome Dite. La rovina è, forse,
           l'entrare stesso; è l'entrare stesso, per chi creda alla virtù dello sti-
           le Dantesco, di compiere a poco a poco il suo concetto.
              Ma, a ogni modo, Minos, parlando di ampiezza d'entrare, se-
           gna un nuovo principio dell'inferno, che pur comincia con la por-
           ta disserrata. In vero qui comincia l'inferno del peccato attuale; e
           questo inferno comincia con l'incontinenza, la quale si estende
           sino a Dite. E l'incontinenza è di due specie; di concupiscibile, o
           concupiscenza; d'irascibile, o infermità. L'una è connessa con l'al-
           tra come causa ad effetto. La lonza è leggera e presta molto, come
           leggeri sono al vento e trascinati in rapido volo di stornelli e di
           gru e di colombe i peccatori carnali; ma contro lei vale il farmaco
           stesso che doveva valere, contro la loro infermità, ai fitti nel fan-
           go. E la femmina è, sì, inferma di tutto il corpo; ma diventa via
           via dolce sirena. Il fiume Stige è, nel gettarsi dal cerchio degli
           avari, cerchio che è d'incontinenza di concupiscibile, è sì fervido
           e corrente (bolle e riversa) , ma si fa perso e buio e fangoso. Ed
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           è tristo, come tristi sono quelli che nella sua belletta son fitti .
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              Or come nel proprio ingresso dell'inferno, nel vestibolo, Dan-
           te, a conforto di Virgilio, mortifica la viltà , qui nel cerchio che
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           428   Inf. VII 101 e segg.
           429   Dante sapeva da Servio (Aen. VI, 134, 94) che Styx moerorem significat...
              a tristitia Styx dicta est. Sapeva da lui che lo Stige è la continuazione del-
              l'Acheronte, chè trovava al 297 che l'Acheronte getta la sua arena in Coci-
              to, scilicet per Stygem. Sapeva anche il perchè della polionimia dell'unico
              fiume, chè trovava al 295 qui caret gaudio (Acheronte è interpretato caret
              gaudio), sine dubio tristis est. Sapeva, che Cocito è luctus (297 e 132), qui
              procreatur e morte. Sapeva, oltre che da Virgilio che ha al 550, rapidus
              flammis... torrentibus amnis, sapeva da Servio che il poeta per Phlegethon-
              ta (c'è anche la ragione della forma Flegetonta) ignem significat.
           430   Inf. III 15, 20.


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