Page 211 - Sotto il velame
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che volta fanno, il cammino per il quale va Virgilio? Si muovono,
cioè, per l'inferno, al contrario degli altri dannati, che sono confi-
nati nel luogo della lor pena? Discendono per li cerchi dell'incon-
tinenza ed entrano dalla porta della malizia e giungono infino al-
l'ultimo dei tre cerchietti? Hanno, cioè, il passo per tutti i cerchi
del peccato attuale? Risponde, per ora, il poeta: Perchè essi non si
vestirono le tre virtù teologali, ma 511
senza vizio
conobber l'altre e seguîr tutte quante.
Ebbero, cioè, le virtù contrarie alle tre disposizioni.
Ora dal limbo scende, come vento impetuoso, alcuno, «passan-
do per li cerchi senza scorta»; per li cerchi dell'incontinenza di
concupiscibile. Come non è questi il modello che Dante pone, di
temperanza, anche dove quel personaggio non ha attinenza così
grande con l'argomento del libro, che è il Convivio? Dove dice:
«Quanto raffrenare (cioè l'uso del freno che dicesi temperanza) fu
quello, quando avendo ricevuto da Dido tanto di piacere, quanto
di sotto nel settimo trattato si dirà, e usando con essa tanto di di-
lettazione, elli si partì, per seguire onesta e laudabile via e fruttuo-
sa, come nel quarto dell'Eneide è scritto!» E poi lo pone a model-
lo di fortezza, dicendo: «Quanto spronar fu quello, quando esso
Enea sostenne solo con Sibilla a entrare nello Inferno... contro a
tanti pericoli, come nel sesto della detta storia si dimostra!». In
quel «senza scorta» chi non vede sottinteso il pensiero «nemmeno
con Sibilla questa volta, ma solo affatto?» Se era modello di for-
tezza entrando solo con Sibilla, chi non vede che il poeta qui lo
presenta solo affatto, senza scorta, senza la sua scorta, perchè ne
vuol fare l'esempio della fortezza assoluta? Chi non vede? I cie-
chi, o quelli che chiudono gli occhi, per non vedere la fiammolina
della lucerna ch'altri accenda. Ma ognuno deve vedere, col ricor-
511 Purg. VII 34 segg.
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