Page 143 - Sotto il velame
P. 143
È così. Amore è il principio d'un moto dell'appetito. È il prin-
cipio del desiderio. L'appetito muove e muta in qualche modo
l'appetito, mostrando compiacenza; e questa compiacenza dell'ap-
petibile determina un movimento che è desiderio e all'ultimo un
329
riposo (quietem) che è gioia . Cupidità è di questa fatta: eccetto-
chè il cuore non ha il suo riposo per questa, come per l'amore che
330
spira drittamente :
Vidi che lì non si quetava il cuore!
esclama papa Adriano nella cornice dell'avarizia. Or qual era la
sua colpa? Questa: che fu anima misera e partita da Dio, cioè non
ebbe l'amore diretto ne' primi beni; che l'occhio suo
non s'aderse
331
in alto, fisso alle cose terrene .
Ecco :
332
come avarizia spense a ciascun bene
lo nostro amore, onde operar perdèsi,
così giustizia qui stretti ne tiene.
Papa Adriano perdè operare, spento essendo il suo amore a ogni
bene; fu di quelli avari bruni a ogni conoscenza e innominabili al
pari degl'ignavi del vestibolo e dei tristi del brago. Papa Niccolò
fu invece cupido. Il suo amore non si spense soltanto a ogni bene,
ma sì corse al male. Cupidità è dunque come avarizia, fissarsi
nelle cose terrene; ma tanto da torcersi al mal del prossimo, e non
solo spengersi a ogni bene. Il che torna a capello con la definizio-
329 Summa 1a 2ae 26, 2.
330 Purg. XIX 109.
331 ib. 121 seg. 118 seg.
332 Purg. XIX 121 segg.
143