Page 137 - Sotto il velame
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continenza e mezza malizia.
E questo è il pensiero di Dante. Qual è il peccato per cui l'uo-
mo comincia a distogliersi appena appena dal suo corpo, e a desi-
derare e fare il male altrui? L'avarizia, la quale essendo pure
un'incontinenza e una dismisura, non è senza mal del prossimo.
Ma il male lo fa, dirò così, senza intenzione; chè il mal tenere non
è peccato di vera malizia. Qual è il peccato in cui comincia ad av-
vertirsi una cupidità di cose esterne alla propria carne? È avarizia;
sebbene quelle cose esterne possano considerarsi un che di corpo-
rale. Ora se il male del prossimo è preso per fine? se questa cupi-
dità si esercita su cose affatto esterne, affatto spirituali, come, più
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o meno, «podere, grazia, onore e fama» ? Ecco l'avarizia divenir
malizia: ecco apparir la lupa carca di tutte brame. Ma dunque la
lupa è l'avarizia? E no; chè invece s'avrebbe a chiamare, se si
esercita sul podere e sulla grazia e sul resto, s'avrebbe a chiamare
invidia, come è definita nel Purgatorio. No, no, non è avarizia. La
lupa è la frode, perchè depreda e ruba; è detta anche avarizia, per-
chè l'avarizia è l'embrione della frode, perchè dall'avarizia si co-
mincia, quasi involontariamente, a fare il mal del prossimo...
VIII.
Ma il mal del prossimo lo fa anche la violenza! Anzi chi de-
preda e uccide è punito nella riviera di sangue; sotto il segno, che
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ho posto, del leone !
Omicide e ciascun che mal fiere,
guastatori e predon, tutti tormenta
lo giron primo
del primo cerchietto. Se la lupa è l'avarizia divenuta malizia, que-
308 Purg. XVII 118.
309 Inf. XII 47 e segg. XI 37 segg.
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