Page 131 - Sotto il velame
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do, portare autorità di testi. Pensiamo soltanto che dentro Dite vi
           è una lussuria peggiore che si chiama Soddoma, un'avarizia peg-
           giore, che si chiama usura e simonia e ladroneccio e falsità, e con
           tanti altri nomi; e una prodigalità peggiore, che si chiama biscaz-
           zare e fondere la sua facoltà, e vai dicendo e come vedremo me-
           glio. Che è ciò? È l'incontinenza che diventa malizia.
              Or Dante, col gettito della corda, ha voluto esprimere questo
           vulgato concetto: che gl'incontinenti si fanno facilmente rei di
           malizia. Mi pare ineccepibile. Di lassù alcuno gitta la corda, cioè
           rinunzia a contenere le passioni dell'animo irascibile e concupi-
           scibile. Mostra non di essere soltanto incontinente in questa o
           quella occasione; ma di non volere essere più in alcuna. Sfrena e
           discioglie l'appetito per sempre. E Gerione va su: come nel primo
           uomo, così in ogni uomo la corruzione della carne porta alla cor-
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           ruzione dello spirito . Nella carne è la fame ed è il veleno .
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              E dunque Dante dice che chi sfrena l'appetito, generalmente si
           rende reo di peccati più gravi che di semplice incontinenza. Chi
           rinunzia a prendere la lonza, e gitta perciò la corda, che contro lei
           serve, divien reo, facilmente, di malizia.




                                         VII.



           298   Questo concetto è espresso nelle cornici superiori del purgatorio in cui gli
              esempi sono di mali peggiori procacciati da minori.
           299  Ambr. in Aug. Op. imp. contra Iul. Pel. I 71: «la carne, prima che infettata
           dal veleno del pestifero serpente, apprendesse quella sacrilega fame...» Già av-
           vertii che la mala volontà (il veleno) fu prima, la fame (del pomo; figuratamen-
           te la concupiscenza) fu dopo. Per altro i padri e i dottori non sono d'accordo. A
           ogni modo senza la corruzione della concupiscenza, il peccato non avrebbe
           avuto luogo.
           La soave Suor Agnese, sorella delle mie sorelle, che prega per me, diceva: La
           cintura? Quando l'abbiamo alla vita, il diavolo ha paura e sta lontano e non ci
           tenta. Guai se la lasciamo! Subito si avvicina.
           Mi perdona il lettore questo ricordo?


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