Page 92 - Poemi del Risorgimento
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fermò, trasse le redini, e nascose
nella guaina la sua grande spada.
Non fosti tu, tu stesso, che, tre volte
volti cent'anni, la levasti al sole?
Grida di morte, grida di dolore,
in ogni tempo, d'ogni parte, al cuore
giungeano ardenti. Quel rapace drago
strisciava per la terra della sera,
tutto abbattendo, e il popolo le ingiuste
verghe provava e le superbe scuri
dei re tiranni. Sì, ma tu le udisti
quelle infinite grida di dolore,
la grande spada tu, d'un dì, snudasti,
la croce bianca tu, d'un dì, levasti.
Oltra Ticino, sommovesti all'armi
tutte le genti e le guidasti a guerra
ch'è santa e pia, se libera e redime.
Poi col tuo nome mille eroi due navi
salgono, e vanno all'isola che porta
chiare di dei, di semidei, le traccie.
Rossa la veste dei remigatori
divini; capo era il divino Ulisse.
E tu combatti ancora e sempre. Alfine
re dell'Italia tutta imponi al capo
il ferro e l'oro della sua corona.
La croce alfine segno di vittoria,
splendé dal cielo sulla terra verde
ch'ha neve al sommo e che nel fondo ha fuoco.
Ed a nessuno e in nulla mai secondo,
piccolo alpino re selvaggio, a Roma
stai grande, e resti eternamente a Roma.
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