Page 86 - Poemi del Risorgimento
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mente prostrava e sradicava i boschi
e con la coda distruggea le intere
città; che tutto con la bocca ardente
dava alle fiamme, insieme, ed alla morte.
Era la vïolenta idra straniera,
la sventura d'Italia, che d'allora
avrebbe osato rompere i confini
sacri, in eterno, e sulla devastata
terra l'immane corpo arrotolare
e covar sopra ceneri di messi
e sopra roghi di città distrutte.
Allora in prima il mal serpente infranse,
per farsi via, le rupi ond'è costrutto,
insino al cielo, il Termine d'Italia;
Termine immenso che da mare a mare,
col fondamento nel lor fondo, incurva
sé stesso e sembra, a Dio caduto, un arco.
Allora in prima con le spade in mano
guizzanti, voi sbalzaste su, Taurini,
e sulla soglia della patria terra
gettaste il sangue, sin d'allor col sangue
segnando il patto con il vostro fato.
Ma voi vedeste chi, le italiche Alpi,
da questa Italia le ascendea Romano;
ma voi vedeste poi le italiche armi
oltre i confini propagar la pace
del giusto Lazio. In mezzo a voi, Taurini,
come nel marmo in cui la vita scorra,
Cesare apparve. Nel paludamento
imperïale ei conducea l'Alauda
fulva le chiome: intorno a lui le scuri
nei fasci, e i pili della sua coorte.
Oppur liete parole egli intrecciava
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