Page 69 - Poemi del Risorgimento
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Cadean gli dei; restava il Campidoglio,
                                            invïolato; e immobile la rupe
                                            pendea sull'urbe. E il Barbaro selvaggio
                                            invase l'urbe, e la guastò col ferro
                                            e con la fiamma, e l'unghia de' cavalli,
                                            grave, pestò le sue ceneri: invano.
                                            Fin ch'un di loro decretò che lento
                                            mortal languore la struggesse. Vinta,
                                            egli poteva anche spianarla al suolo.
                                            «Ma no» diss'egli: «la sommuova il verno,
                                            la inondino le pioggie, e disdegnando
                                            da sé la scuota e gitti via la terra:
                                            la frangano le folgori tonanti:
                                            sia sacra a Dio, precipitino i cieli
                                            sulla lor cosa.» Tanto ei volle, e tutti
                                            al suo comando, partono, e le madri
                                            sono strappate all'are, ed i fanciulli
                                            vanno e le indarno verginette in fiore.
                                            Poi, per le vie del duro suono, i plaustri
                                            Goti e i cavalli e le Àmale coorti,
                                            piene di preda, andarono sull'orme
                                            degli antichi manipoli, e lontano
                                            il vincitore in sua lorica d'oro



                                                        LE FAVISSE

                                               Intanto, quali in una torba sera
                                            fuggon le nubi d'ogni parte e vanno,
                                            gemendo, spinte qua e là dai venti,
                                            tali gli dei cacciati dai lor templi
                                            empìan notturni il cielo di querele.
                                            E di quei templi l'umide cisterne,
                                            sin le favisse sotto il Campidoglio,

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