Page 66 - Poemi del Risorgimento
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placate il volto, e calmo i cavalloni,
                                            ancora irati dopo la tempesta,
                                            con quella mano che impugnò la spada,
                                            calmava, e dal belligero cavallo
                                            dicea le leggi e l'arti della pace.


                                               Salve, o possente Roma! Tu le terre
                                            hai dissodate col tuo duro coltro;
                                            la macchia hai franta perché desse il grano
                                            placido. Il grande imperio era il tuo fato.
                                            Quando a te fu dagli ampi omeri tolta
                                            la porpora, ecco il re de' sacrifizi
                                            uscì da templi novi e da miti are.
                                            E poi levò di terra la corona
                                            e ne cinse la lunga chioma bionda
                                            d'un re che aveva la fràmea per lancia;
                                            e poi, volgendo i secoli, battaglia
                                            mosse, egli re dei riti, al re dell'armi.
                                            E tempo venne che dall'alto soglio,
                                            con la corona sulla fronte eretta,
                                            con nella mano la stellante spada
                                            (stettero i messi attoniti nell'aula,
                                            e reprimeano i secoli la corsa
                                            infrenabile, come visto un cenno
                                            rapido di far sosta e di dar volta),
                                            «Che domandate?» addimandò. «Ciò ch'egli,
                                            il vostro re, domanda, è mio. Son io
                                            il Cesare, son io l'Imperatore!
                                            Andate!» E il re sacrìfico si prese
                                            i fasci albani; e l'ara vide al lume
                                            dei sacri ceri scintillar le scuri.






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