Page 68 - Poemi del Risorgimento
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era col sangue, sì, ma invano. Il morto
dormiva. E il sonno era leggero e breve.
Una colomba col suo roseo becco
svellea da un canto un ramicel d'ulivo,
e si levava, con la frasca, a volo.
Ed un pastore s'era messo in collo
l'agnello stanco, e andava con la verga
sua pastorale e col secchiello in mano.
C'era la croce, e dubbio era, se croce
fosse od àncora. Sbalzata dal vento,
percossa dalla folgore, la nave
era al sicuro, alfine in pace: aveva
gettata l'àncora nel cielo.
(1)
ch'ella da molti secoli nell'ombra
era discesa, tutta rughe e muffa:
«... non cadrà più, poi ch'è il dolore umano!
Gli uomini eretto i templi hanno al dolore!
È il dio sol esso, il solo dio fra tutti,
che non può mai morire!»
L'ESECRAZIONE
(1)
L'edizione della Luigi Reverdito Editore qui riprodotta contiene una sequenza di
versi che non trova riscontro nella altre edizioni dei "Poemi del Risorgimento" e che
dai più è considerata un errore tipografico. In base alle principali edizioni disponibili, i
sei versi finali del segmento "Gli dei" vanno in realtà in fondo a "Le favisse", mentre
gli attuali quattro versi finali de "Le favisse" devono essere posti in fondo a "L'Esecra-
zione". Inoltre la corretta sequenza dei brani dovrebbe essere:
Gli dei
Le favisse
L'esecrazione
[Nota per l'edizione elettronica Manuzio]
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