Page 91 - Primi poemetti
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che mi reggeva, per la cieca strada,



                         da voci a voci, dal dì nero al nero

                         tacer notturno (m’addormii; sognai:

                         vedevo in sogno che vedevo il vero:



                         desto, più non lo so, né saprò mai...);




                                                           III




                         nel chiaro sonno, in mezzo a un rombo d’api,
                         si ruppe il tenue filo. E poi che gli occhi

                         apersi, cerco i due penduli capi



                         in vano. Mi levai sopra i ginocchi,

                         mi levai su’ due piedi. E l’aria in vano

                         nera palpo, e la terra anche, s’io tocchi



                         pure il guinzaglio, cui lasciò la mano




                                                           IV



                         addormentata. Oh! non credo io che dorma

                         la mia guida, e con lieve squittir segua

                         nel chiaro sonno il lieve odor d’un’orma!



                         Egli è fuggito; è vano che l’insegua

                         per l’ombra il suono delle mie parole!

                         Oh! la lunga ombra che non mai dilegua



                         per la sempre aspettata alba d’un sole,




                                                           V




                         che di là brilla! Vano il grido, vano

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