Page 57 - Primi poemetti
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Sono le voci della camerata

                         mia: le conosco tutte all’improvviso,
                         una dolce, una acuta, una velata...




                         A uno a uno tutti vi ravviso,
                         o miei compagni! e te, sì, che abbandoni

                         su l’omero il pallor muto del viso.




                         Sì: dissi sopra te l’orazïoni,
                         e piansi: eppur, felice te che al vento

                         non vedesti cader che gli aquiloni!



                         Tu eri tutto bianco, io mi rammento.

                         solo avevi del rosso nei ginocchi,

                         per quel nostro pregar sul pavimento.



                         Oh! te felice che chiudesti gli occhi

                         persuaso, stringendoti sul cuore
                         il più caro dei tuoi cari balocchi!




                         Oh! dolcemente, so ben io, si muore

                         la sua stringendo fanciullezza al petto,
                         come i candidi suoi pètali un fiore




                         ancora in boccia! O morto giovinetto,
                         anch’io presto verrò sotto le zolle

                         là dove dormi placido e soletto...




                         Meglio venirci ansante, roseo, molle
                         di sudor, come dopo una gioconda

                         corsa di gara per salire un colle!



                         Meglio venirci con la testa bionda,

                         che poi che fredda giacque sul guanciale,

                         ti pettinò co’ bei capelli a onda



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