Page 51 - Primi poemetti
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le braccia in croce, gli occhi nel lor guscio...
II
dormivano, composte, accomodate,
le due bambine. Aperta la finestra
era a una gran serenità d’estate.
L’avea lasciata aperta la maestra
per via del caldo. Un alito di vento
recava odor d’acacia e di ginestra.
Ma che frufrù nell’orto del convento!
Passava, ora d’un gufo, ora d’un gatto,
un sordo sgnaulìo subito spento.
Un grillo ora trillava, ora d’un tratto
taceva: come? Come se lì presso
fosse venuto chi sa chi, d’appiatto.
Un fischiettare, un camminar represso,
un raspare, un frugare, uno sfrascare
improvviso su su per il cipresso...
Brillavan qua e là lucciole rare,
come spiando. Un ululo ogni tanto
veniva da un lontano casolare.
L’urlo d’un cane alla catena, e il canto
più lontano d’un rauco vagabondo,
nell’alta notte, era la gioia e il pianto
che al monastero pervenìa, dal mondo.
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