Page 46 - Primi poemetti
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alla foce invisibile dell’Arno.
III
Avanzarono come ombra che cresca
all’improvviso... quando udii, vicino:
«Conte Ugolino della Gherardesca...»
Chi parlava di te, Conte Ugolino?
Uno, fiso nel mare. Oh! tutto in giro,
sotto il turchino ciel, mare turchino,
su cui tremola appena al tuo sospiro
un velo vago, tenue! O Capraia,
o Gorgona color dello zaffiro,
ferme io vi scòrsi, come plaustri in aia
cerula, immensa. E a’ miei piedi l’onda
battea lo scoglio e risorbìa la ghiaia.
E nella calma lucida e profonda,
nudo sul trampolino, con le braccia
arrotondate su la testa bionda,
era un fanciullo. «Quello» io chiesi «in faccia
a noi?» «Sì, quello.» «Quel fanciullo? il Conte
che rode il teschio nell’eterna ghiaccia?»
«Foglie d’un ramo, gocciole d’un fonte!»
Egli guardava un tuffolo pescare
stridulo; scosse i ricci della fronte,
e con un grido si tuffò nel mare.
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