Page 113 - Primi poemetti
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Fa sui castagni i bei rami di calcio

                         pel verno. Nell’asprure dell’estate,
                         la falce sciopra, ed esso dice: Io falcio!




                         E falcia pioppi, gelsi, olmi. Mangiate,
                         o vaccherelle! E quando invìa la pioggia,

                         appezza legna per le tue fiammate.




                         E fa con te valletti e ceste, o foggia
                         un giogo, o squadra un erpice d’avorno,

                         od una scala, sotto la tua loggia.



                         O crea da un olmo che vedesti un giorno

                         aver nel tronco una sua gran virtù,

                         l’aratro che, quando lavora, ha intorno,



                         piccoli e grandi, tutta la tribù.




                                                          VII



                         E poi fece il marrello, arma che scopre

                         e che ricopre, zappa e, in un, badile,

                         buona quant’altra, ma men grave all’opre.



                         Egli comincia nel piovoso aprile:

                         ritira il solco sopra il formentone,

                         ma un poco prima egli zappò le file.



                         Lo ronca, lo dirada, gli ripone

                         la terra al calcio, perché faccia il costo,

                         nel dolce maggio, dopo un acquazzone.



                         Al sessantino pensa poi d’agosto;

                         e lo smuove e lo svelge e lo rincalza:
                         e poi riposa, quando bolle il mosto.



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