Page 112 - Primi poemetti
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Dormite il sonnellino d’oro! È gente

                         che falcia; taglia tutto, paleino,
                         loglio, trifoglio, veccie, timi, mente.




                         Tre volte il prato parve un altro, insino
                         che fu segato: tutto rosso a gli occhi

                         e tutto giallo e tutto gridellino.




                         Poi mise fuori ciuffi code fiocchi
                         spighe rappe, la nebbia esile e vana,

                         pendule nappe, tremuli balocchi.



                         Ora tutto ha falciato la frullana.

                         Su la sericcia s’è ammucchiato il fieno,

                         ché dai fossi chiamava acqua la rana.



                         E spesso dalle Panie ora un baleno,

                         come una bocca aperta, alita, e fa
                         vedere i mucchi: ed ogni volta un treno,




                         lontano, un po’ rotola sordo, e sta.




                                                           VI



                         E poi fece il pennato, arma ch’ha il becco

                         aguzzo e curvo il petto e il taglio fino

                         e grave il colpo, per il verde e il secco.



                         Fuor che di festa, portalo all’uncino

                         sempre, quando esci; ch’egli t’asseconda

                         in ogni tua faccenda, o contadino.



                         Egli pota, egli innesta, egli rimonda;

                         per le tue viti taglia i torchi al salcio,
                         per i tuoi bachi al gelso fa la fronda.



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