Page 110 - Primi poemetti
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chiede le braccia, e forte vuole il forte,

                         d’acciaio, di qua zappa, di là scure.



                         Con l’una taglia le radici torte,

                         con l’altra scava. Ed esso vien secondo
                         dopo la vanga e fruga anche la morte.




                         Anche più della vanga esso va fondo,

                         il buon piccone, e cerca le memorie
                         che in fondo al cuore ha seppellite il mondo.




                         Nasceva l’arma tra un raggiar di scorie
                         azzurre azzurre. L’acqua, il fuoco, il vento

                         faceano l’arma delle tue vittorie.



                         Lavoratore, il manico sia lento

                         frassino; e forte picchia pur sul vivo

                         sasso che gli risuona come argento!



                         E va! Per quella macchia aspra, a solivo,

                         folta di stipe, fa venir filari

                         di verde vite o di canuto olivo!



                         Fa, col piccone, dov’è monte, pari,

                         dov’acqua, terra, dove notte, dì,
                         fa vie sotterra, un mare di due mari,




                         o migratore che il tuo verso è il sì!



                                                           IV




                         Poi fece anche la falce, arma che appare

                         anche nel cielo, quando l’aria imbruna,

                         bianca, poi d’oro, sul monte o sul mare.





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