Page 106 - Primi poemetti
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è il gran maglio dal capo come toro
Ed ecco il fabbro che l’avvia, lo frena,
lo sferra, arresta, mentre soffia il vento
e l’acqua stroscia e il focolar balena.
E il maglio picchia, ora veloce, or lento
lento, sul rosso ferro, come pare
all’uomo: un uomo! ma che vale i cento.
E dunque l’armi tu ne avrai, più care,
figlio, più tue: ruvide e nere in prima,
ma è il lavoro che le fa lustrare.
Ma fa, il lavoro, come fa la lima:
pulisce e rode: l’armi e l’uomo... Ebbene?
Se il calcio è verde, secchi pur la cima!
Fate armi nuove per ognun che viene
nuovo nel mondo. Ed abbia ognuno in mano
il suo marrello e il suo po’ po’ di bene».
Così diceva. E Nando scese al piano
di Castelvecchio. Nelle porche uguali,
come un velluto verdicava il grano.
Faceva l’unghia già qualcuno ai pali
per le sue viti. Sui forconi vecchi
cantavano, spiando, i pinzampali.
Altri potava. Si sentian gli azzecchi,
gli schiocchi delle forbici. Sui pioppi
dava il pennato fitti colpi secchi.
Oh! quanti olivi sul pendìo! Sin troppi.
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