Page 108 - Primi poemetti
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tra un improvviso sgretolìo di fuoco.
I
S’appoggiò su l’incudine col mazzo.
Sopra la fronte si strusciò due dita.
Le sgrollò. Disse: «So chi sei, ragazzo.
E so cosa tu vuoi dall’eremita
fabbro ferraio: l’armi nuove e belle,
l’armi che dànno anche al tuo re la vita.
Sono sei: tre fratelli e tre sorelle.
Tienle con te da quando sorge a quando
cade lo stormo delle Gallinelle».
Disse, e comandò l’acqua. Essa al comando
rimbombò cupa, e mosse il vento, e il vento
sul rosso fuoco si gettò fischiando.
Nella spelonca il biondo fabbro, attento,
movea, tra l’invisibile acqua e il rosso
fuoco, due braccia che battean per cento.
Ché la Corsonna a lui correa pel fosso
perennemente, ad un suo cenno presta,
quando accennava: Ora da me non posso.
Ella, scendendo come la tempesta,
movea la ruota, essa lo stile, e tu,
maglio, sul ferro e su l’acciaio la testa
alzavi e la lasciavi piombar giù.
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