Page 33 - Poemii italici
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ed alte guglie e cupole rotonde.
E il pellegrino, in mezzo al lento fumigare
di luce vivida e spettrale,
un uomo vide lento errar tra i dumi.
Veniva dal gran Carro boreale.
Solcato d’ombre era il suo volto macro,
e fisso l’occhio, e sempre, il passo, uguale.
Egli avanzava per il luogo sacro,
tra un’infinita fuga di colonne.
Lo accompagnava il suono del lavacro
del mare eterno... di quell’altro insonne!
VI
E vide il vecchio, e gli mormorò: “Pace”.
E il vecchio scosse il capo: “Andai, lontano,
per aver lei, da tutto ciò che piace!”
“Io fui cacciato”: mormorò il silvano.
E poi soggiunse: “e mi sbalzò sul flutto
d’ogni procella il folle vento vano.
Così mostrai le piaghe mie per tutto.
Altro non fui che pianta di mal orto,
pianta silvestra senza fior né frutto.
A me fu questo che tu vedi, il porto.
Per questa selva m’aggirai cattivo
e lasso e tristo e cieco e nudo e morto.
Morto non pur, ma come non mai vivo.
Era il mio nome per fuggir disperso,
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