Page 34 - Poemii italici
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qual foglia secca su corrente rivo.



                          DANTE, il mio nome. Ero nel nulla immerso,
                                quando, guardato in viso la ventura,

                                    sorsi e descrissi tutto l’universo.



                              Descrissi l’uomo, e il sonno nell’oscura
                                selva e il risveglio, e l’apparir di fiere,

                               l’una che attrae, la coppia che spaura.



                                    Mi seppellii sotterra per vedere.
                                      Vidi né vivi i più né morti, vidi

                                 gli uomini bestie e l’anime più nere.



                                  Ebbro di lai, d’urli, di guai, di gridi,
                                   mi lasciai sotto capovolto il male,

                                        e giunsi a santi solitari lidi.



                                A un santo monte su per aspre scale
                                    salii, dove la pena era gioconda.

                                     Gli angeli ventilavano con l’ale.



                             Nel fuoco entrai. N’ebbi la vista monda.
                                 Entrai là dove bene è ciò che piace,

                               e l’uomo oblìa, poi si rinnova, all’onda



                                   di sacre fonti. E ritrovai la pace”.







                                                            VII


                                     Poi disse: “Ritrovai la beatrice”.

                               E il vecchio parve domandar qual era

                               quel monte, lungi, dov’è l’uom, felice.


                                  Spirava un’aura placida e leggiera

                                    che scivolava sopra i larghi pini,





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