Page 38 - Poemii italici
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sola pativa il ferro delle vanghe.
E il pellegrino s’indugiava, e stette
molto ammirando l’eremita agreste,
che aveva in odio lotte, risse e guerre,
che sazio e lieto, tolte ormai le mense,
sorgea dicendo: “Nella pace è il bene!”
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Ma improvvisa ecco nitrì Marsala,
passò nitrendo la giumenta baia
libera e nuda. Un vento di battaglia
precipitò sull’isola selvaggia.
Era il corsaro, era il filibustiere
sfidante il fuoco in mezzo alle tempeste,
era il cavalcatore, era il truppiere
volante via tra un flutto di criniere,
via per le Pampe, via per le foreste,
un contro cento, e ora e dopo e sempre!
Era il romano difensor dell’Urbe:
Mario gli diede i fasci con la scure:
egli passò tra quattro genti, immune,
dalla tua rupe, o Giove, alla tua rupe,
Titano, da San Pietro alla Palude,
come l’eroe nascosto in una nube!
Era il nocchiero che volgea la barra
del navil mosso a ricercar l’Italia,
dietro una stella; e nel chiaror dell’alba
s’udì gridare: Italia! Italia! Italia!
Ella apparia tra fuoco ardente e lava
fumante. Egli vi scese con la spada...
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