Page 31 - Poemii italici
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IV
Nella città rissavano i maggiori
ed i minori; e gli uni avean le spade,
gli altri i pugnali, ed erano di cenci
questi coperti, e que’ vestian di ferro;
gli uni più forza, gli altri avean più odio.
Ed ai minori si mescean le donne
forte strillanti e i figlioletti ignudi.
E quelle labbra quasi rosse ancora
del bere al petto, impallidian già d’ira.
E dagli obbrobri si veniva al sangue.
E il poverello si gettò nel mezzo
a gl’infelici, ferro fosse o cenci
lor vestimento, avessero più forza
ovver più odio, e per il santo amore,
e questi e quelli scongiurò, ch’è Dio.
E pregò tutti, poveri e banditi,
servi e padroni, artieri ed aratori,
vergini e spose, giovani e vegliardi,
malati e sani, gente d’ogni lingua,
uomini d’ogni parte della terra,
quelli che sono, quelli che saranno,
li pregò tutti, esso minor di tutti,
di star uniti, di formar un solo,
un solo in terra, come un solo è in cielo.
Così pregava e caddero le spade
ed i pugnali, e ruppero in singulti
uomini e donne, e gli uomini di ferro
prendean in collo i cattivelli ignudi,
che ognun vedesse tra la turba il Santo.
E tutti insieme, tese al ciel le mani,
davano lode a Dio ch’aveano in cuore,
che mai non muta, cui non vede alcuno,
né alcun comprende, dolce, alto... e la terra
tutta echeggiava Amore! Amore! Amore!
Ma il Santo volto al suo compagno: “Frate
Leone,” disse, “or va per altra via,
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