Page 26 - Poemii italici
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III




                                     E balzò su, come di sé stupita,
                                  e levò alto e vie più alto un canto,
                                    toccando l’arpa con le lievi dita.




                                 Filò, guizzò nel cielo azzurro ed oro
                                  il puro canto e rimbalzò rinfranto
                                   in un immenso singultìo sonoro.




                                Sfavillò. Si spegneva... era già spento
                                 No: riviveva e distendea le bianche
                                    ali nel cielo e palpitava al vento.




                                       Risaliva con palpiti e sussulti
                                alto, più alto, per rinfrangersi anche
                                  in un’onda, in un’ansia di singulti.




                                      Gridò. Morì. Sola le cristalline
                                  lagrime l’arpa ora stillava; quando
                                      risorse la dolcezza senza fine,




                                riprese il canto, alto tra cielo e mare,
                                 a plorar forte, ad implorare blando,
                                 spezzarsi, unirsi, sospirare, ansare;




                                un grido, e pace. Ecco le goccie d’oro
                                  tinnir sull’arpa, dalle corde mosse
                                     di quell’acuta gioia di martòro;




                                 e il canto alzarsi e i palpiti argentini
                                   piovere giù, poi risalire a scosse,
                                                 a spiri, a strida...

                                               E balzò su, Rossini.



                                       Tacita l’alba, tacita la strada.
                                   Sul mare alcune lievi nubi rosse.






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