Page 98 - Poemi conviviali
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Ché avea perduto il dolce sonno Evèno
                                            da molti giorni, ed or sapea che chiuso
                                            era nell'arca, con la morta etèra.
                                            E singultendo disserrò la porta
                                            del bel tempietto, e presa la lucerna,
                                            entrò. Poi destro, con l'acuta spada,
                                            tentò dell'arca il solido coperchio
                                            e lo mosse, e con ambedue le mani,
                                            puntellando i ginocchi, l'alzò. C'era
                                            con lui, non vista, alle sue spalle, e il lieve
                                            stridìo vaniva nell'anelito aspro
                                            d'Evèno, un'ombra che volea vedere
                                            Myrrhine morta. E questa apparve; e quegli
                                            lasciò d'un urlo ripiombare il marmo
                                            sopra il suo sonno e l'amor suo, per sempre.


                                            E fuggì, fuggì via l'anima, e un gallo
                                            rosso cantò con l'aspro inno la vita:
                                            la vita; ed ella si trovò tra i morti.
                                            Né una a tutti era la via di morte,
                                            ma tante e tante, e si perdean raggiando
                                            nell'infinita opacità del vuoto.
                                            Ed era ignota a lei la sua. Ma molte
                                            ombre nell'ombra ella vedea passare
                                            e dileguare: alcune col lor mite
                                            demone andare per la via serene,
                                            ed altre, in vano, ricusar la mano
                                            del lor destino. Ma sfuggita ell'era
                                            da tanti giorni al demone; ed ignota
                                            l'era la via. Dunque si volse ad una
                                            anima dolce e vergine, che andando
                                            si rivolgeva al dolce mondo ancora;
                                            e chiese a quella la sua via. Ma quella,



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