Page 93 - Poemi conviviali
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POEMI DI ATE



                                                             I


                                                            ATE

                                               O quale uscì dalla città sonante
                                            di colombelle Mecisteo di Gorgo,
                                            fuggendo ai campi glauchi d'orzo, ai grandi
                                            olmi cui già mordea qualche cicala
                                            con la stridula sega. E tu fuggivi,
                                            figlio di Gorgo, dall'erbosa Messe,
                                            dove un tumulto, pari a fuoco, ardeva
                                            sotto un bianco svolìo di colombelle.
                                            Presto e campi di glauco orzo e canori
                                            olmi lasciava, e nella folta macchia,
                                            nido di gazze, s'immergea correndo,
                                            pallido ansante, e gli vuotava il cuore
                                            la fuga, e gli scavava il gorgozzule,
                                            e dentro dentro gli pungea l'orecchia:
                                            Poi che tumulto non udì né grida
                                            più d'inseguenti, egli sostò. La sete
                                            gli ardea le vene, ed ei bramava ancora
                                            tuffare in una viva acqua corrente
                                            la mano impura di purpureo sangue.

                                               Una rana cantava non lontana,
                                            che lo guidò. Qua qua, cantava, è l'acqua:
                                            bruna acqua, acqua che fiori apre di gialle
                                            rose palustri e candide ninfee.
                                            Ora egli udì la rauca cantatrice
                                            della fontana, Mecisteo di Gorgo,

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