Page 89 - Poemi conviviali
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che si frangea nell'anima serena
                                            piena, nell'alta opacità, di stelle.

                                               E quel canto parlava della Terra
                                            dall'ampio petto, che, infelice madre,
                                            nell'evo primo non facea che mostri,
                                            orrendi enormi, e li tenea nascosti
                                            in sé, perché non li vedesse il Cielo.
                                            E lei guardava coi mille occhi il Cielo,
                                            molto in sospetto, ché l'udia sovente
                                            gemere e la vedea scotersi tutta
                                            per la strettura; e venir fumo fuori
                                            nel giorno, e fiamme nella nera notte.
                                            Al fin la Terra spinse fuor d'un tratto
                                            la grande prole; e con un grande sbalzo
                                            sorsero i monti dalle cento teste,
                                            e d'ogni testa usciva il fumo e il fuoco,
                                            che tolse il giorno e insanguinò la notte.
                                            E non era che notte, risonante
                                            di strida, rugghi, sibili, latrati,
                                            e già non altro si vedea, che i mostri
                                            lambersi il fuoco con le lingue nere.


                                               E i mostri urlando massi ardenti al Cielo
                                            avventarono; e il Cielo, arso dall'ira,
                                            spezzò le stelle e ne scagliò le scheggie
                                            contro la Terra, e in una notte d'anni
                                            tra Cielo e Terra risonò la rissa.
                                            Qua mille braccia si tendean nell'ombra
                                            coi massi accesi, e mille urli ad un tempo
                                            uscìan con essi; ma dall'alto gli astri
                                            pioveano muti con un guizzo d'oro.
                                            E il masso a volte si spezzò nell'astro.



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