Page 88 - Poemi conviviali
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Ero fanciullo ed imparai le notti
                                            gelide e il sonno sotto la rugiada.
                                            Ché da fanciullo pascolai la greggia,
                                            reggendo in mano la ricurva verga
                                            del pecoraio, non lo scettro, ramo
                                            di sacro alloro che, senz'altro squillo
                                            d'arguta cetra, colma a me di canto,
                                            come alle genti di silenzio, il cuore.
                                            Mio padre ad Ascra dall'eolia Cyme
                                            venne, fuggendo, non la copia e gli agi,
                                            sì la cattiva povertà; che venne,
                                            tanto l'amava, su la nave anch'ella,
                                            né più si stolse e poi restò col figlio.
                                            E io badai le pecore sui greppi
                                            dell'Elicone, il grande monte e bello,
                                            e le notti passai su la montagna.

                                               E in una notte come questa... il sonno
                                            non mi voleva. Ché splendean le stelle
                                            tutte nel cielo, e fresche del lavacro
                                            veniano su le Pleiadi che al campo
                                            lascian l'aratro e trovano la falce.
                                            E insonne udivo uno stormir di selve,
                                            un correr d'acque, un mormorio di fonti.
                                            E s'esalava un infinito odore
                                            dai molli prati, e tutto era silenzio,
                                            e tutto voce; ed era tutto un canto.
                                            Ed ecco tutto io mi sentii dischiuso
                                            all'universo, che d'un tratto invase
                                            l'essere mio; né così lieve un sogno
                                            entra nell'occhio nostro benché chiuso.
                                            E tutto allora in me trovai, che prima
                                            fuori appariva, e in me trovai quel canto,



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