Page 97 - Poemi conviviali
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Myrrhine dorme le sue notti, e sola!
                                            Io ben pregava Amore iddio, che al fine
                                            m'addormentasse Myrrhine nel cuore:
                                            pregai l'Amore e m'ascoltò la Morte.
                                            E Callia disse: Ell'era un'ape, e il miele
                                            stillava, ma pungea col pungiglione.
                                            E disse Agathia: Ella mesceva ai bocci
                                            d'amor le spine, ai dolci fichi i funghi.
                                            E Phaedro il vecchio: Pace ai detti amari!
                                            ella, buona, cambiava oro con rame.
                                            E stettero, ebbri di vin dolce, un poco
                                            lì nel silenzio opaco della strada.
                                            E la lucerna lor blandia sul capo,
                                            tremula, il serto marcido di rose,
                                            e forse tratta da quel morto olezzo
                                            ronzava un'invisibile falena.
                                            Ma poi la face alla lucerna tutti,
                                            l'un dopo l'altro, accesero. Poi voci
                                            alte destò l'auletride col flauto
                                            doppio, di busso, e tra faville il coro
                                            con un sonoro trepestìo si mosse.

                                               L'anima, no. Rimase ancora, e vide
                                            le luci e il canto dileguar lontano.
                                            Era sfuggita al demone che insegna
                                            le vie muffite all'anime dei morti;
                                            gli era sfuggita: or non sapea, da sola,
                                            trovar la strada: e stette ancora ai piedi
                                            del suo sepolcro, al lume vacillante
                                            della sua conscia lampada. E la notte
                                            era al suo colmo, piena d'auree stelle;
                                            quando sentì venire un passo, un pianto
                                            venire acuto, e riconobbe Evèno.



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