Page 101 - Poemi conviviali
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III

                                                        LA MADRE


                                               O quale Glauco, ebbro d'oblìo, percosse
                                            la santa madre. E non poté la madre
                                            che pur voleva, sostener nel cuore
                                            quella percossa al volto umile e mesto;
                                            ché da tanti dolori liso il cuore,
                                            ecco, si ruppe; e ne dové morire.
                                            E subito il buon demone sorvenne,
                                            e più veloce d'un pensier di madre
                                            ultimo, la soave anima prese,
                                            la sollevò, la portò via lontano,
                                            e due tre volte la tuffò nel Lete.
                                            E le dicea: «Dimentica per sempre,
                                            anima buona; ché sofferto hai troppo!»
                                            E pose lei nel sommo della terra,
                                            dove è più luce, più beltà; più Dio:
                                            nel calmo Elisio, donde mai non torna
                                            l'anima al basso, a dolorar la vita.

                                               Ma nel profondo della terra il figlio
                                            precipitò, nel baratro sotterra,
                                            tanto sotterra alla sua tomba, quanto
                                            erano su la tomba alte le stelle.
                                            E là fu, nella oscurità, travolto
                                            dalla massa d'eterna acqua, che sciacqua
                                            pendula in mezzo all'infinito abisso;
                                            che, mentre oscilla il globo della terra,
                                            là dentro fiotta, e urta le pareti



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