Page 104 - Poemi conviviali
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Ancora! Bevi! Non assai bevesti!»
E docile beveva ella, e nel Lete
le cadea sempre più dirotto il pianto.
Oh! non beveva che l'oblìo del male,
la santa madre, e si levò piangendo,
e disse: «Io sento che il mio figlio piange.
Portami a lui!» Né il demone s'oppose;
ché cuor di madre è d'ogni Dio più forte.
E con lei scese, ed ella andò sotterra
sempre piangendo e giunse alla palude
Acherusìade. Ed ella errò tra l'alga
deforme, ed ella s'aggirò tra il fango,
sempre accorrendo ad ogni sbocco appena
sentia mugghiare una marea sotterra,
e il pianto vano venir su, dei morti,
sui neri fiumi, di su i rossi fiumi.
Ed un flutto, laggiù, con un singulto
gittò Glauco in un antro, e poi su l'onde
del nero fiume che correa sotterra,
del pianto occulto, pianto dopo morte;
e lo portò vicino alla palude:
e gridò Glauco, alto, e chiamò la madre:
«Madre, eri buona, e ti mutò la morte!
mamma, io ti feci piangere; mammina,
io sì ti feci, io figlio tuo, morire...»
Ma ella, prima anche di lui, gridava
dal triste limo, tra il fragor dei flutti:
«Mia creatura, non lo feci apposta
io, a morir così d'un subito, io
io, a non dirti che non era nulla,
ch'era per gioco... Vieni su: perdona!»
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