Page 96 - Poemi conviviali
P. 96

stanca l'insonne lampada lasciva,
                                            conscia di tutto. Ma v'infuse Evèno
                                            ancor rugiada di perenne ulivo;
                                            e su la via dei campi in un tempietto,
                                            chiuso, di marmo, appese la lucerna
                                            che rischiarasse a Myrrhine le notti;
                                            in vano: ch'ella alfin dormiva, e sola.
                                            Ma lievemente a quel chiarore, ardente
                                            nel gran silenzio opaco della strada,
                                            volò, con lo stridìo d'una falena,
                                            l'anima d'essa: ché vagava in cerca
                                            del corpo amato, per vederlo ancora,
                                            bianco, perfetto, il suo bel fior di carne,
                                            fiore che apriva tutta la corolla
                                            tutta la notte, e si chiudea su l'alba
                                            avido ed aspro, senza più profumo.
                                            Or la falena stridula cercava
                                            quel morto fiore, e batté l'ali al lume
                                            della lucerna, che sapea gli amori;
                                            ma il corpo amato ella non vide, chiuso,
                                            coi molti arcani balsami, nell'arca.

                                               Né volle andare al suo cammino ancora
                                            come le aeree anime, cui tarda
                                            prendere il volo, simili all'incenso
                                            il cui destino è d'olezzar vanendo.
                                            E per l'opaca strada ecco sorvenne
                                            un coro allegro, con le faci spente,
                                            da un giovenile florido banchetto.
                                            E Moscho a quella lampada solinga
                                            la teda accese, e lesse nella stele:
                                            MYRRHINE AL LUME DELLA SUA LUCERNA
                                            DORME. È LA PRIMA VOLTA ORA, E PER SEMPRE.
                                            E disse: Amici, buona a noi la sorte!

                                                             96
   91   92   93   94   95   96   97   98   99   100   101