Page 66 - Poemi conviviali
P. 66

e selve e boschi, attento s'egli udisse
                                            lunghi sbadigli di leoni, désti
                                            al lor passaggio, o l'immortal canzone
                                            di tessitrice, della dea vocale.
                                            E nulla udì nell'isola deserta,
                                            e nulla vide; e si tuffava il sole,
                                            e la stellata oscurità discese.
                                               E l'Eroe disse al molto caro Aedo:
                                            Troppo nel cielo sono alte le stelle,
                                            perché la strada io possa ormai vedere.
                                            Or qui dormiamo, ed assai caldo il letto
                                            a noi facciamo; ché risorto è il vento.
                                               Disse, e ambedue si giacquero tra molte
                                            foglie cadute, che ammucchiate al tronco
                                            di vecchie quercie aveva la procella;
                                            e parvero nel mucchio, essi, due tizzi,
                                            vecchi, riposti con un po' di fuoco,
                                            sotto la grigia cenere infeconda.
                                            E sopra loro alta stormìa la selva.
                                            Ed ecco il cuore dell'Eroe leoni
                                            udì ruggire. Avean dormito il giorno,
                                            certo, e l'eccelsa casa era vicina.
                                            Invero intese anche la voce arguta,
                                            in lontananza, della dea, che, sola,
                                            non prendea sonno e ancor tessea notturna.
                                               Né prendea sonno egli, Odisseo, ma spesso
                                            si volgea su le foglie stridule aspre.



                                                           XVII

                                                          L'AMORE

                                               E con la luce rosea dell'aurora


                                                             66
   61   62   63   64   65   66   67   68   69   70   71