Page 68 - Poemi conviviali
P. 68
La udì più presso, e non la vide, e vide
nel folto mucchio delle foglie secche
morto l'Aedo; e forse ora, movendo
pel cammino invisibile, tra i pioppi
e i salici che gettano il lor frutto,
toccava ancora con le morte dita
l'eburnea cetra: così mesto il canto
n'era, e così lontano e così vano.
Ma era in alto, a un ramo della quercia,
la cetra arguta, ove l'avea sospesa
Femio, morendo, a che l'Eroe chiamasse
brillando al sole o tintinnando al vento:
al vento che scotea gli alberi, al vento
che portava il singulto ermo del mare.
E l'Eroe pianse, e s'avviò notturno
alla sua nave, abbandonando morto
il dolce Aedo, sopra cui moveva
le foglie secche e l'aurea cetra il vento.
XVIII
L'ISOLA DELLE CAPRE
Indi più lungi navigò, più triste,
E corse i flutti nove dì la nave
or col remeggio or con la bianca vela.
E giunse alfine all'isola selvaggia
ch'è senza genti e capre sole alleva.
E qui vinti da sonno e da stanchezza
dormian sul lido a cui batteva l'onda.
Ma con la luce rosea dell'aurora
vide Odisseo la terra dei Ciclopi,
non presso o lungi, e gli sovvenne il vanto
68