Page 58 - Poemi conviviali
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mente, né gli occhi stolgono dal fascio:
                                            così sorsero i vecchi, ma nessuno
                                            gli andava, stretto da pudor, più presso.
                                            Ed egli, sotto il teschio irto del lupo,
                                            così parlò tra lo sciacquìo del mare:
                                               Compagni, udite ciò che il cuor mi chiede
                                            sino da quando ritornai per sempre.
                                            Per sempre? chiese, e, No, rispose il cuore.
                                            Tornare, ei volle; terminar, non vuole.
                                            Si desse, giunti alla lor selva, ai remi
                                            barbàre in terra e verzicare abeti!
                                            Ma no! Né può la nera nave al fischio
                                            del vento dar la tonda ombra di pino.
                                            E pur non vuole il rosichìo del tarlo,
                                            ma l'ondata, ma il vento e l'uragano.
                                            Anch'io la nube voglio, e non il fumo;
                                            il vento, e non il sibilo del fuso,
                                            non l'ozïoso fuoco che sonnacchia,
                                            ma il cielo e il mare che risplende e canta.
                                            Compagni, come il nostro mare io sono,
                                            ch'è bianco all'orlo, ma cilestro in fondo.
                                            Io non so che, lasciai, quando alla fune
                                            diedi, lo stolto che pur fui, la scure;
                                            nell'antro a mare ombrato da un gran lauro,
                                            nei prati molli di viola e d'appio,
                                            o dove erano cani d'oro a guardia,
                                            immortalmente, della grande casa,
                                            e dove uomini in forma di leoni
                                            battean le lunghe code in veder noi,
                                            o non so dove. E vi ritorno. Io vedo
                                            che ciò che feci è già minor del vero.
                                            Voi lo sapete, che portaste al lido
                                            negli otri l'orzo triturato, e il vino



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