Page 140 - Poemi conviviali
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TIBERIO


                                                             I

                                            Discende a notte Claudïo dal monte
                                            Borèo: col vento dalle nubi fuori
                                            rompe la luna e gli balena in fronte,

                                            fuggendo. Egli rimira, a quei bagliori,
                                            Livia e l'infante: intorno vanno frotte
                                            silenziose di gladïatori.

                                            S'ode tra lunghe raffiche interrotte
                                            l'Eurota in fondo mormorar sonoro;
                                            s'ode un vagito. E nella dubbia notte


                                            le nere selve parlano tra loro.


                                                             II

                                            Rabbrividendo parlano le selve
                                            di quel vagito tremulo, che a scosse
                                            va tra quel cauto calpestìo di belve.


                                            Sommessamente parlano, commosse
                                            ancor dal vento, che vanì; dal vento
                                            Borea, che le aspreggiò, che le percosse.


                                            Dal ciel lontano a quel vagito lento
                                            egli era accorso; ma nell'infinito
                                            ansar di tutto, dopo lo spavento,


                                            risuona ancora quel lento vagito.

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